Adele: "30" - Recensione Album

Giusto in tempo per l'avvicinarsi del periodo natalizio, Adele pubblica il suo nuovo album "30" che farà singhiozzare tutti i suoi fans fino al 2022 se non oltre.

Adele nel suo nuovo capito discografico si spezza il cuore e lavora attraverso la solitudine e l'amarezza per poi tornare in carreggiata. I testi sono autorevoli e profondi, e gli arrangiamenti soddisfacenti, se non avventurosi.

Naturalmente, ciò che vede anzi che si sente in "30" è la straordinaria voce di Adele, potente come sempre, abbastanza contenuta da evitare lo spettacolo, ma trascendente nella capacità di elevare una situazione mondana in magia.

Lei e i suoi produttori seguono spesso la formula infallibile delle power ballad basate sul pianoforte, come nel primo singolo pubblicato "Easy on Me", che ha battuto i record di streaming al momento dell'uscita.

Ma c'è anche un assortimento di modeste sorprese, come l'opener floreale ma dignitoso di Judy Garland in "Strangers by Nature" e gli inebrianti ceppi da cocktail-bar di "All Night Parking", che campiona il compianto pianista jazz Erroll Garner come Adele si perde nel fascino di un nuovo amore.

Nel frattempo, i produttori Shellback e Max Martin danno a "Can I Get It" un contesto pop avvincente per una sfrenata Adele. Il suo principale produttore , Greg Kurstin collabora in "Oh My God" portando un messaggio di emancipazione e costruisce un brano ipnotico dalle sonorità groove. La dolcezza di Adele si sente in uno dei brani più toccanti dell'album "My Little Love" dove è affiancata da suo figlio Angelo, in un dialogo amorevole tra una mamma ferita e suo figlio.

Per quanto abbagliante sia l'interpretazione di Adele, alcune canzoni possono essere pesanti solo per la durata (cinque durano oltre 6 minuti) e questo può portare l'ascoltatore ad annoiarsi oppure ad entrare ancora di più nel dramma di Adele, come la confusionale "I Drink Wine" o "To Be Loved".

In conclusione in "30" Adele porta ancora tutto il suo amore, e lo fa con il cuore in mano. Voto 4/5