GLI INDASTRIA CI RACCONTANO "BABBEO" IL NUOVO ALBUM - INTERVISTA
- Redazione
- 12 lug 2023
- Tempo di lettura: 2 min

É uscito lo scorso maggio su tutte le piattaforme digitali e store digitali il nuovo disco degli Indastria, dal titolo "Babbeo".
Un nuovo e definitivo capitolo per il progetto della band made in Veneto, che parla del caso umano che è in ognuno di noi, un disco tragicomico con pezzi a volte esplosivi, trainati da un circo di trombe, ritmi in levare e cori sgangherati e a volte più cantautorali, con arrangiamenti che guardano agli anni Settanta.
Li abbiamo intervistati, e abbiamo anche scoperto un loro segreto. Curiosi?
“Babbeo”, il vostro nuovo album, vi ha consentito di tornare anche dal punto di vista dei live? Come sono cambiate quindi le cose da dopo la pandemia?
Babbeo in verità era già pronto prima della pandemia. Stavamo trascorrendo un periodo di transizione perché stavamo cambiando bassista. Quando finalmente eravamo pronti per far conoscere al mondo il nostro album, è scoppiata la pandemia e ci siamo fermati anche coi live.
Dopo la pandemia la gente aveva una voglia matta di tornare a socializzare, ascoltare musica nei locali, e quindi l’uscita di Babbeo cadeva a pennello: ci siamo riorganizzati ed è partito il Babbeo Tour, tutt’ora in corso
Vi capita mai di trovarvi in difficoltà, per non riuscire ad essere incastrati in un unico genere? Quale potrebbe essere, per esempio, la playlist di Spotify perfetta per voi?
Il genere è un concetto ormai superato. E’ un’etichetta estremamente comoda per far capire immediatamente cosa fai alle persone, ma in un mondo sempre più fluido, appartenere a un singolo genere musicale è quasi andare controcorrente. Ci troviamo in difficoltà ogni volta che qualcuno ci chiede “Che genere fate”? Sarebbe bello avere una risposta secca tipo “Turbofolk neozelandese”, ma invece dobbiamo sempre spiegarci con mille parole, o con un accostamento di parole che vuol dire niente ma per noi tutto: “Rock Fuorviante”.
Una playlist di Spotify adatta a noi? Dovrebbe contenere brani assolutamente eterogenei ma bellissimi, che spazi da Elvis ai System of a Down, di Doors, a De Andrè, passando per i Marlene Kunz e Sting
Condividete parte della formazione con i Daushasha, sbagliamo? Avete mai pensato di condividere un palco, un tour oppure anche un brano?
No! Chi ve l’ha detto!? Avete scoperto il nostro segreto!
Si, Francesco fa parte anche dei Daushasha (ma gli vogliamo bene lo stesso) e con loro siamo ottimi amici, ci incontriamo spesso e molte volte condividiamo palchi.
Non abbiamo mai condiviso un brano, e potrebbe essere una buona idea. Solo una volta, per un progetto alternativo in cui facevamo musica in dialetto veneto, abbiamo condiviso un brano convertendolo in dialetto e suonato punk: “Le bestemmie”
Che cosa avevate urgenza di raccontare in questo nuovo disco?
Come tutte le altre nostre opere Babbeo è nato spontaneamente: non è stato il risultato di un progetto a monte, ma è scaturito così, come una specie di concept album che raccontasse frammenti di improbabili personaggi, ma tanto vicini a noi per i loro difetti.
Qualcosa che cambiereste a posteriori?
Si, ci piacerebbe aggiungere le canzoni che sono nate dopo l’uscita dell’album, ma ormai era già uscito. Vorrà dire che faranno parte del prossimo :)
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